Frontiers |
I W.E.T. sono senza dubbio uno dei progetti meglio riusciti tra quelli messi insieme dalla Frontiers in tutti questi anni di lavoro. Il loro debutto ha folgorato praticamente tutti gli amanti del hard deluxe e anche il successivo “Rise Up” ha confermato come la band sia in grado di andare a braccetto sia con la qualità esecutiva e formale che con la sostanza nel songwriting. Questo nuovo “Earthrage” non manca sicuramente di confermarsi per ciò che concerne la prima parte, ovvero la splendida peculiarità dei singoli e la scintillante produzione, ma, pur validissimo, non riesce a raggiungere la freschezza nella composizione che le prime due uscite avevano saputo garantire.Se l’opener di un disco deve e vuole essere il biglietto da visita per il gruppo e per le tracce a venire della registrazione, il singolo e video Watch The Fire appare come l’incipit perfetto per un platter come questo. 100% in stile Eclipse, il brano alterna con stile il cantato di Soto e Martensson, gravitando le sue energie intorno alle due voci e alle chitarre. Analogamente, Burn non calma di una virgola il ritmo forsennato dell’album, lasciando al solo Soto il compito di interpretare vocalmente un pezzo dotato di un ottimo refrain e di tanto groove strumentale, con Kings On Thunder Road che suona ancora tanto hard ‘n’ heavy melodico, nonostante la maggiore presenza degli effetti e delle tastiere di Sall su un pezzo che tanto ricorda i primi W.E.T. del 2009. Da qui in poi il platter cambia definitivamente marcia, e da decisamente bello diventa assolutamente ottimo.
Elegantly Wasted è forse uno dei migliori pezzi del disco, e una mid-tempo (a tratti vestita da ballad) catchy e particolare, unica, inconfondibile nel suo sound ottantiano fino al midollo, ma con un occhio alla modernità. E’ sensazionale, al pari dell’heavy rock ritmato e divertente di Urgent, ma ancor più del sound maturo di un altro capolavoro di questa registrazione, ovvero Dangerous, forse il pezzo del platter che più accende la voglia di essere sentito e risentito grazie alla sua enorme orecchiabilità, che diventa gigantesca nel suo ritornello corale e tutto da cantare. Wow.Arriva poi il turno di un’altra mid-tempo davvero stupenda, Calling Out Your Name, piena di atmosfera AOR, melodica e forte qua e e là con un bel tratto pomp che la rende decisamente ’80s. Ma non è finita qui, perchè Heart Is On The Line sale in cattedra come una power ballad perfetta, dolce, delicata, raffinata, molto in stile Def Leppard, da accendini in alto, a ritmo, nella notte più blù di un concerto magnifico.. Segue I Don’t Wanna Play That Game, una traccia moderna, un po’ più radiofonica (nel senso di commerciale) delle precedenti, ma per questo non di minore effetto. Infine, l’hard rock melodico – ancora una volta in stile Eclipse – di una The Burning Pain Of Love molto avvolgente e ricca di suoni porta alla chiusura rock melodica affidata a The Neverending Retraceable Dream, che riprende il sound del disco di debutto del 2009 in un commiato di grande spessore compositivo. Per un album che non ha mai smesso di stupire l’ascoltatore dal primo all’ultimo minuto della sua riproduzione. Per concludere, è sempre tanta l'emozione di sentire suonare insieme artisti di tale calibro, uniti soprattutto dalla passione sincera di suonare la musica che amano, oltre che poter ascoltare ancora Jeff Scott Soto ad alti livelli, dopo il recente parziale allontanamento dalle scene; sperando di non dover aspettare altri cinque anni per ammirare un nuovo disco dei W.E.T., non posso che consigliare caldamente questo "Earthrage" a tutti gli amanti del buon vecchio AOR.
Voto: 9/10
Bob Preda