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“Il tempo per esitare è finite, modelliamo insieme l’arcobaleno.” Questo e molto altro contiene l’ultimo album dei “A Perfect Circle”, mancanti dalla scena musicale dal lontano 2014 dopo “eMotive” che si presentava per lo più come una raccolta di cover a tema anti-bellico. Il titolo dell’ultima fatica è “Eat the Elephant”, un vero e proprio invito a sconfiggere le paure che a volte sono grandi come elefanti, superare tutti quegli ostacoli che appaiono insormontabili, vi si intrecciano temi oscuri come la morte anche se il finale aggiunge una nota positiva, giocando con il sentimento della speranza. Grazie alla mediazione del produttore Dave Sardy, i due leader della band, Maynard James Keenan e Billy Howerdel hanno creato un piccolo capolavoro che si sofferma su temi importanti quali l’ipocrisia, la corruzione, il potere e la volontà. Il disco si potrebbe benissimo suddividere in due parti: una prima a tinte pacate che piano lascia spazio alla potenza e all’energia della seconda, un’ottima scelta questo crescendo, poiché ne aumenta l’interesse. C’è da dire che la band ha creato un distacco rispetto ai precedenti lavori, vicini al post- grunge all’industrial a tinte heavy, quest’ultimo lavoro è invece un easy-listening. Appare però non come un vero è proprio stacco piuttosto come una naturale evoluzione. Le atmosfere ricreate sono molto aggressive, vi è alla base una protesta pe la situazione politica attuale e per la società contemporanea. Le influenze, come hanno ammesso i stessi membri della band, sono da attribuire in primis ai Depeche Mode (anche se non nella parte dello stile), ai Pink floyd e le chitarre parlano di Cure. Fra i capitoli più belli di questa grandiosa storia troviamo la strepitosa ballad “Disillusioned” che delicatamente ci accompagna lungo un viaggio intenso che ci fa approdare sulle note coinvolgenti di “Feathers”, brano tormentato e passionale allo stesso tempo. “Talk Talk” fa il suo ingresso tra i pezzi più potenti e agguerriti così come il veloce “The Doomed”. Un approfondimento particolare merita “So long, and thanks for all the fish”, profuma di anni passati e fa un tributo a tutte le icone pop scomparse di recente, valido. Altra ballad è “Delicious”, mentre colpisce dal primo ascolto e rimane nella testa “By and Down the River”. Il pezzo più capriccioso è “Hourglass” e chiude il platter la tastiera che domina con prepotenza “Get the Lead Out”. Aggiungiamo che la band ha pubblicato un cofanetto contenente un vinile, un cd, una scheda per il download, e addirittura un mazzo di carte personalizzato con tutti i membri della band, ma la vera chicca è il fatto che sia il primo album ologramma al mondo. Tutto il visual è curato da Sebring, documentarista di patti Smith; per usarlo bisogna scaricare un’app utilizzando il codice incluso nello stesso cofanetto e posizionando un prisma (anche questo in dotazione) capovolto sul telefono. La cura dei dettagli di questo album è davvero sorprendente, una macchina stilosa tenuta in piedi a perfezione, e non c’è che da complimentarsi con questi musicisti: temi impegnati, musica bella e tante sorprese, All Right!!
Voto: 8.5/10
Angelica Grippa