OMAR PEDRINI - Come se non ci Fosse un Domani

Warner
“Come se non ci fosse un domani” si intitola il quinto album in studio dell’ex leader dei Timoria, Omar Pedrini e credetemi non è affatto un caso. Se qualche volta pronunciamo questa frase in modo leggero, per mantener fede ai buoni propositi, per goderci i singoli momenti e vivere meglio, l’artista la scrive perché la sente, dopo la seconda operazione a cuore aperto. Un rockers italiano come pochi in circolazione che vive col cuore, lo stesso che già dieci anni prima gli aveva dato problemi, curioso. La forza e l’amore si intrecciano con una tale passione, in un disco che solo un guerriero poteva concepire, la forza della vita si percepisce ad ogni nota senza contare le collaborazioni importanti. Uno dei presupposti di questo lavoro è la voglia di dimostrare che il rock non è morto, questo genere sopravvive e gode sempre di ottima salute, permettetemi di aggiungere che in un contesto musicale italiano che sta sacrificando da tempo la qualità per la parte puramente economica e commerciale. È chiaro che noi fan del rock e della musica di qualità non possiamo che inchinarci davanti al merito di averci fatto un altro prezioso regalo. Dai primi ascolti ci pare chiaro che è un album dalle forti influenze Brit pop, Pedrini non ha mai fatto mistero del suo amore incondizionato per i Beatles o i The Who, anche se in qualche traccia come la title track ritroviamo il carisma dei Muse. Tanti racconti che profumano d’esperienza e di vita, di dolori, amori e pazzie, si apre con proprio con il brano che dà il titolo alla raccolta, come per ribadire che è proprio in questo brano, e in questo testo l’intera chiave di lettura per comprendere appieno questa piccola perla. Sono tante le cose da dire, e noi partiamo con le due canzoni dedicate a due città che per Omar sono importanti, “Il cielo sopra Milano”, un vero inno e una dichiarazione d’amore al capoluogo lombardo dove ormai vive e scrive da tempo, ma ci parla anche dei trucchi che questa città nasconde e che confonde, e dove si percepisce la sensazione di rimanere fermi mentre la vita frenetica della città scorre incurante del singolo. L’altro “Freak Antoni” invece ha come protagonista Bologna, dedicata al leader degli Skiantos, sfortunato, parla di un viaggio e di un ritorno con un caro amico ormai scomparso, traccia emozionante e incisiva, arricchita dall’orchestra del ‘Royal Albert Hall Collage”. La parte sentimentale si esplica in due ballad “Ancora lei” e “Dimmi non ti amo”, spazio all’amore. “Desperation Horse” ha il cantato in inglese. Ma ci sono altri brani che destano attenzione in primis “Un gioco semplice”, che profuma in modo esagerato di Oasis, infatti è tratta dalla cover di “Simple Game of a Genus”, una bonus track del primo album di Noel Gallagher’s High Flying Birds, immessa solo sul mercato giapponese, si intrecciano due storie lontani e dall’insospettabile legame. “Angelo Ribelle” è ispirato al quadro “Angelus Novus” di Paul Klee con la partecipazione del flauto di Ian Anderson dei Jehro, quanta qualità. L’album si chiude con “Sorridimi” un brano che profuma di speranza, non a caso decide di chiudere all’insegna di questo sentimento. Ascoltare quest’album ci fa compiere un vero viaggio, un percorso di un’intensità assoluta che intreccia il talento di un grande artista con una storia interessante e poco comune. Noi amanti del rock pure e tutti i nostalgici non possono che adorare questo lavoro, bentornato Omar e grazie di tutto! 

Voto: 9/10 

Angelica Grippa

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