Suoni della contemporaneità italiana: donne e chitarre estese

Le ultime statistiche riguardanti gli acquisti di chitarre elettriche o classiche mostrano che le donne se la giocano alla pari con gli uomini: sebbene lo studio sia stato fatto nei paesi anglossassoni è molto probabile che sia replicabile anche in altri paesi. Questa benvenuta parità sembra riprodursi anche nella qualità delle esecutrici di musica contemporanea di chitarra: in Italia, un dato di fatto è l'incredibile livello e consenso di stile che le nostre migliori chitarriste hanno raggiunto, che presuppone, in seconda battuta, l'interesse di molti compositori per un nuovo tipo di scrittura, liberata dall'eccessivo carico storico. Non si può far a meno di notare che alcune eccellenti chitarriste italiane siano diventate drivers di nuovi procedimenti estetici, oltre ad assolvere alle normali funzioni di riempimento di una commissione musicale. 
Chi legge le riviste specializzate di chitarra conoscerà molto bene l'argomento di questa puntata della rubrica dedicata ai suoni contemporanei italiani: qui si vuole effettuare un breve riepilogo delle principali attrici di questa forza al femminile, anche allo scopo di far conoscere la composizione italiana sottostante e indicare probabili sviluppi di ciò che si differenzia notevolmente dalla composizione per chitarra classica tradizionale.

La più celebrata è Elena Càsoli, chitarrista milanese con un'attività importante in festivals, concorsi nazionali ed internazionali, come elemento di orchestre ed ensembles, e punto di spicco di molte opere musicali. Tramite la Càsoli, e per ciò che concerne il patrimonio contemporaneo, è stato possibile riascoltare in versioni definitive pezzi storici come Y Después di Maderna (solo per chitarra classica che si può rinvenire in una raccolta sull'autore veneziano per Stradivarius), il Ko-tha di Scelsi (due chitarre a terra pizzicate con l'enfasi della risonanza), l'Ermafrodito di Bussotti (pezzo rientrante nella configurazione del chitarrista narratore e commediante), ed ancora ascoltare gli sforzi più classici di Nicola Campogrande nei Preludi a getto d'inchiostro e quelli di Fabio Selvafiorita di Fleurs d'X - Quaderni I - II- III. Per l'elettrica la Càsoli ha esplicitato l'inventiva di compositori dedicati allo strumento come Maurizio Pisati (in Spiegelkontakfabrik ed in Elettrico), Michele Tadini (Scenario) e Roberto Doati (L'apparizione di tre rughe), in cui sono state affrontate prospettive di inserimento di elettronica viva.
Di Elena si apprezza la precisione dei gesti, la facilità del gesto e dell'articolazione, e la totale affidabilità che ne deriva: le sue interpretazioni sono un equivalente di Pollini al pianoforte, ossia sono un viatico perfetto della creazione dei loro autori, non ammettono margini di autorefenzialità perché vogliono materializzarsi nel pensiero esatto del compositore.

Sempre milanese, Silvia Cignoli è una serissima stilista della chitarra, che ha avuto un influente e specifico insegnante nella figura del compositore Francesco Zago, autore che le ha anche affidato un paio di suggestivi pezzi, uno per chitarra classica e tenue live electronics, dal titolo Fuoco pallido, l'altro per chitarra elettrica e flauto ottavino dal titolo Brachilogia 2. Grazie alla Cignoli, molti compositori sono usciti fuori allo scoperto per comporre per chitarra, tra i quali quelli che sembrano offrire qualità emotive superiori alla media sembrano il Simone Fontanelli di Appunti, l'Andrea Tremolada di Nightly (Night Fragments, per chitarra sola amplificata), il Sergio Sorrentino di De Citharae nature per l'acustica; mentre per l'elettrica si deve far riferimento al Luca Valli di La vecchia chitarra del fado dei mari pieni di pericoli (con elettronica) e alle escursioni mirate sulla tastiera composte da Daniela Terranova in And time lets fall its drop. Ve ne sarebbero altre, ma non sono in grado di avere un riscontro sonoro, purtroppo (vedi Di Maggio, Bo, etc.).
Di Silvia colpisce la profondità della concentrazione, la splendida versatilità espressa in gesti e movimentazione, e il posizionamento variabile sulla chitarra a seconda delle situazioni, che è attraente sia quando si tratta di tenere la chitarra sulle ginocchia, sia quando ha davanti un table chitarristico da affrontare con metodi non tradizionali. Attivissima nella ricerca di effetti sperimentali tramite pedaliere e riscontri sonori ricavati da preparazioni, la Cignoli è coautrice dell'Irid, un progetto audiovisivo in cui rientra anche l'improvvisazione. 

Un'altra splendida ricercatrice della chitarra è la veneta Lucia D'Errico, musicista che, per quattro anni, è stata parte di MusicExperiment21, un progetto superlativo all'Orpheus Institute di Ghent, inteso al miglioramento delle relazioni dell'esecutore con l'interpretazione della musica, veri e propri studi sulla perfomance di musica scritta, che si basano su un'espansione delle pratiche interpretive e, in definitiva, su un differente modo di approcciare sullo strumento, conseguenza di elaborazioni sperimentali su spartiti, tecniche esecutive e financhè di elementi musicologici e filosofici dell'interpretazione. Con Lucia ho avuto un breve scambio epistolare ed informale, in occasione della mia recensione sul lavoro di Paulo De Assis su Nono: mi ha dato l'impressione di una musicista serissima e tale serietà professionale sarà certo convogliata, prima o poi, in nuove composizioni o nuove evoluzioni discografiche.

Di Alessandra Novaga, nata a Latina ma totalmente immersa nell'ambiente milanese, ho già parlato in passato su queste pagine. Brava e stimata da tutti i colleghi, Novaga ha incrociato spesso le vie della composizione con quelle dell'improvvisazione: nel suo esordio La chambre des jeux sonores, nonché nel seguito di Movimenti Lunari, la Novaga ha richiesto espressamente ai compositori di scrivere pezzi che le permettessero un ampio intervento improvvisativo; vicina alla sensazione minimalista, la chitarrista si è servita magnificamente del lavoro di compositori come Sandro Mussida (In memoria), Vittorio Zago (Erosive raindrops), Francesco Gagliardi (Untitled, January), per spettacolari jams in cui tutto si suona fuori che note, e la maggior parte della movimentazione chitarristica si indirizza a vibrazioni, tocchi, rumori che captano phasings, droni o scosse elettriche. Di Alessandra si apprezza la dimensione sub-cellulare della sua musica, quel tentativo di esplorare mondi attraverso suoni non riconosciuti, nonché l'interesse per le forme teatrali o cinematografiche. 

Con un importante spinta formativa ricevuta alla Hochschule der Kunste di Berna, nelle classi della Càsoli, si segnalano altre due emergenti e validissime chitarriste del momento:
1) Francesca Naibo, chitarrista di Vittorio Veneto residente in Svizzera, che propina programmi contemporanei sviluppati a stretto contatto con la recente storia della musica: è una specialista di Britten, ha suonato trascrizioni per chitarra di composizioni di Marc Ribot (gli Exercises in Futility), ha interpretato For Stella di Cardew, mentre per la parte italiana ha portato avanti una bellissima composizione di Marco Oppedisano, per 4 parti in solo di chitarra elettrica, dal titolo Urban mosaic.
2) Virginia Arancio è invece parte dell'Ensemble Algoritmo, Ensemble Prometeo e dell'Ensemble Repertorio Zero; ha suonato Sciarrino, Mosca e Andrini; ma la Arancio sta ottenendo un incremento di popolarità grazie al recente cd per Stradivarius R., dove assieme alla Càsoli interpreta le composizioni per chitarra di Fausto Romitelli: il suo apporto in La lune et les eaux è fondamentale per captare i messaggi di speranza di Romitelli, tratti di musica apparentemente scomposta, suonata in maniera non convenzionale sulle chitarre acustiche. 

Su Romitelli va aperta, comunque, una finestra in più: il compositore è stato idolatrato in particolare per una composizione alla chitarra elettrica che ha fatto il giro del mondo, ossia Trash Tv trance: è un pezzo che quasi tutti i chitarristi di estrazione contemporanea hanno voluto interpretare, poiché contiene le roccaforti di un nuovo mondo sonoro da utilizzare nella composizione dedicata alla chitarra elettrica; a partire dall'attacco iniziale, consistente nel sperimentare il ritorno elettrico del jack della chitarra messo a confronto con le corde e il corpo dello strumento in modalità amplificata, tutto il brano ha una logica compositiva su cui non si scappa, dalle dinamiche del rumore composito al tipo di gestualità prescritta, con una profonda riflessione filosofica sottostante. Càsoli, Cignoli, D'Errico o Novaga hanno dato ottime versioni di Trash Tv trance, dimostrando capacità altissime per quello che si può considerare un orgoglio compositivo tutto italiano.



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