TRACKLIST:
01. Redroom - 2:30
02. Anarchrist - 7:00
03. Noises From An Interlude - 2:07
04. Level 6666 - 5:20
05. The Dance Of The Drastic Navels Part. II - 16:35
06. Cry-Hologenic - 4:07
07. Aglatarium - 4:15
08. Destruktive Actions Affect Livings - 10:00
09. Memories Of Old Pictures - 7:00
FORMAZIONE:
Alfio Costa / grand piano, Mellotron M400SM, Minimoog, Hammond organ,
synthesizers, samplers
Davide Guidoni / drums, percussion, samplers
ospiti:
Salvo Lazzara / guitars, oud
Riccardo Paltanin / electric fiddle
Ettore Salati / sitar (track 4)
Alessandro Papotto / soprano sax
Bobo Aiolfi / fretless bass
Guglielmo Mariotti / bass, vocals
Ammetto di conoscere poco o niente i Daal e quindi ringrazio l'amico Marco Osel per avermi inviato i file di questi due lavori risalenti al 2011. In modo un po' svogliato ricordo di avere ascoltato qualche traccia dal loro primo CD (Disorganicorigami del 2009 per l'etichetta Mellow) ma nulla di più. L'ascolto più attento di questo secondo lavoro, in ordine cronologico, per la Agla Records, mi ha decisamente convinto. il duo Costa-Guidoni, insieme a numerosi collaboratori tra cui Alessandro Papotto, già nelle fila del Banco del Mutuo Soccorso, propone un prog elettronico all'insegna della sperimentazione, non di facile ascolto, ma dall'indubbio fascino. Nel campo del neo progressive rock i nomi di Alfio Costa e Davide Guidoni sono abbastanza conosciuti. Come si può leggere sul sito "Metallized" che nel 2011 pubblicò la recensione del CD "Alfio Costa è un tastierista di grande esperienza ed altrettanto grande perizia tecnica, all'opera già con Colossus Project, Prowlers ed altri; Davide Guidoni, dal canto suo, è un batterista/percussionista che è comparso nelle realizzazioni di Nuova Era e Aries, giusto per fare due nomi (in effetti i Daal vengono presentati come side-project), ed autore degli artwork di parecchi album". Tra l'altro il nome del gruppo, Daal, deriva dalle iniziaili dei due componenti, Davide e Alfredo.
Proseguiamo con la recensione tratta dal sito "Metallized".
"Il disco è stato presentato come genericamente prog, mentre fin dalle prime note di Redroom, è chiaro che questa etichetta va intesa in senso molto lato. Se è vero che l'impianto generale della musica è certamente tale, il risultato finale degli sforzi è il prodotto di una serie di profondissime contaminazioni in primo luogo elettroniche ed ambient, che portano ad un prodotto molto particolare. Potremmo vagamente descrivere il tutto come risultante da una ipotetica combinazione dei Tool con i Tangerine Dream, innestato su una base che è indubbiamente progressive, ma viene stravolta, cambiata, nascosta, anche da inserimenti Industrial, che rendono il tutto potenzialmente interessante tanto per i progsters di vecchia data senza i paraocchi, quanto per un pubblico che passa con disinvoltura dai Pink Floyd al Balletto di Bronzo, per poi magari finire la giornata con l'ascolto di qualcosa degli ultimi Ulver, tanto per fare un esempio.
La caratteristica principale di "Destruktive-Action-Affect-Livings" è il suo essere liquido, sospeso, sempre a metà tra sogno e (possibile) realtà, mediante l'uso accorto degli effetti elettronici e le dissonanze che parlano alla psiche, ma più ancora di quelli percussivi, sapientemente inseriti all'interno di un tessuto musicale le cui maglie sembrano sempre larghissime, ondeggianti, poco solide, ma in realtà costruito per guidare attraverso un percorso difficile da seguire (specialmente in un'ottica esclusivamente metal), che porta non fuori, ma dentro se stessi. Ed è proprio con il gioco di dissonanze intitolato Redroom che si apre l'album, il cui primo pezzo canonicamente identificabile come tale è la strutturata Anarchrist, dal titolo che vale da solo il prezzo del biglietto, per così dire. Dopo un altro passaggio come Notes From An Interlude, utile a stabilire pathos interiore nell'ascoltatore, è la volta di Level 6666, suite introdotta da un sitar indiano, che poi lascia spazio ad un oscuro pezzo tra il tribale e l'inquietante, che trovo molto riuscito.
Chissà, forse se i Goblin fossero nati oggi, suonerebbero così. In The Dance of the Drastic Navels, Pt. 2 (la parte 1 era contenuta nel precedente "Disorganicorigami"), troviamo l'unica presenza della voce umana all'interno di un lavoro altrimenti completamente strumentale. Il canto onirico lascia poi spazio ad un altro pezzo dai forti accenti electro-prog. Destabilizzante il pianto dalla deviante evoluzione di Cry-Hologenic. Inquietante è il Jazz/Prog di Aglatarium, che parte in maniera quasi rilassata, per poi accelerare ed evolvere in qualcosa di ancora una volta vagamente nero, e comunque non certo rilassante. Della title tack si può dire tutto, tranne che non costringa a prestargli attenzione: i primi due minuti circa sono relativamente normali, e comunque all'interno del solco di intellegibilità tracciato dalla parte più canonica (si fa per dire) dell'album, ma il resto della suite è una interminabile provocazione sonora, che credo miri più a suscitare emozioni inconsce che a stabilire una vera e propria linea melodica riconoscibile. Memories of Old Pictures chiude il lavoro dedicando un brano ad un amico scomparso (cui Alfio dedica anche un lungo epitaffio all'interno del booklet), offrendogli un omaggio che spazia da atmosfere struggenti a passaggi più tipicamente prog; forse un omaggio ai gusti di chi non c'è più.
"Destruktive-Action-Affect-Livings" è un disco un cui nuotare, in cui muoversi con la libertà senza peso che l'acqua può offrire, lasciando libera la mente di interpretare le sensazioni sonore ed emozionali che le costruzioni musicali dei Daal sono in grado di offrire. Disco da approcciare quindi senza aspettarsi qualcosa di rigidamente inquadrato in uno schema ed all'interno di un genere preciso, ed al giorno d'oggi questa è probabilmente una qualità in sé".
Daal - 2011 - Echoes (EP / CD single)
TRACKLIST:
01. Echoes (including an excerpt of The Grand Vizier's Garden Party)
FORMAZIONE:
Davide Guidoni - drums, percussion, gong
Alfio Costa - keyboards, piano, synth
Flavio Costa - guitar
Guglielmo Mariotti- bass, backing vocals
Simone Cecchini - lead vocals
Salvo Lazzara - oud
Ad integrazione dell'album precedente pubblico anche questo CD single contenente un solo brano, ovvero la cover della gloriosa Echoes dei Pink Floyd, con qualche dissertazione alla Daal. Decisamente accattivante l'inserto di "The Grand Vizier's Garden Party" tratto dall'epocale "Ummagumma".
Prima di concludere ci tengo a ricordare che le immagini del post sono tratte dal profilo Fb del gruppo, che vi invito a visitare. La produzione discografica, iniziata nel 2009 proseguirà nel tempo alternando CD, EP e Compilation. L'ultimo lavoro risale allo scorso anno e si intitola "Daedalus".
Con questo abbiamo concluso. Buon ascolto
LINK Echoes (EP-mini CD 2011)
Post by George - Music by Osel (thanks)