Nato come progetto di riqualificazione di una zona degradata di Santiago de Compostela, il Centro Galiziano per l'arte contemporanea è un gradevolissimo edificio moderno che accoglie programmi di ricerca che investono le arti e necessariamente la musica. Penso che sia qualcosa in cui si respiri sempre aria di novità e collaborazioni senza confini. Per ciò che concerne la musica, un modo per riversare tali attività è il ciclo di concerti di Mùsica e arte: Correspondencias sonoras - CGAC, che lo scorso anno ha ospitato molti giovani compositori di nazionalità diverse, impegnati nello scrivere partiture originali per il Vertixe Sonora, un ensemble flessibile di musicisti spagnoli specializzati nella musica contemporanea. Tutte le esibizioni sono state riprese e caricate su youtube, facendo così un enorme favore alla diffusione di questa bistrattata musica: tra esse non si può far a meno di non ascoltare (e vedere) la composizione che l'italiana Maria Teresa Treccozzi ha presentato in risposta ad un intrigante percorso di valorizzazione musicale del "magnetismo".
Sonata magnetica (la trovi qui), scritta per quattro musicisti poliedrici, che suonano oggetti metallici e strumenti in maniera non convenzionale (gli strumenti sono una chitarra elettrica, sassofono, piano e percussioni), va molto oltre la semplice rappresentazione dei carichi elettrici dei magneti, ed è opera che può essere analizzata e gradita sotto diversi aspetti; inoltre, è il picco qualitativo di una compositrice che ha uno stile fortissimo e riconoscibile, perché condotto su alcuni schemi che rielaborano in maniera personale alcune idee del passato. Sonata magnetica è una metafora dell'esistenza, studio (attraverso la musica) dell'attrazione polarizzata, convergenza di qualsiasi situazione, compreso quella rivolta all'altro sesso (con un carillon finale che riproduce la sagoma musicale di un'aria del Don Giovanni di Mozart, allorché si invoca alle "femmine" e al "buon vino").
Nella musica della Treccozzi si incontrano alcune prospettive: da una parte c'è un interesse specifico per il rumorismo francese e il nichilismo apparente dei suoni, settori che risentono di quanto fatto dalla composizione concreta e da Helmut Lachenmann, in gran parte del suo percorso artistico; in un lungo articolo su Mundoclasico, Paco Yànez si riconnette a Ionisation di Varese, tuttavia sento la Treccozzi piuttosto lontana da quel modello, anche perché il riflesso al concretismo è svolto secondo direttive che coinvolgono la sperimentazione recente sugli strumenti; d'altro canto il richiamo al lavoro di Lachenmann è essenziale e vengono alla memoria il Guero, il Mouvement, e il trattamento degli archi del tedesco. D'altra parte c'è anche una forte propensione alla gestualità e ai suoi collegamenti con il suono, nonché alla teatralità delle azioni intraprese, che fa tornare il pensiero a Berio, al suo pensiero sul linguaggio e ad alcune sue sequenze, nonché fa pensare al Kagel sonico-teatrale e agli aggiornamenti finissimi apportati più recentemente da Filidei (pensate a molte delle sue splendide composizioni invischiate nei trattamenti gestuali). Più in generale, poi, la musica della Treccozzi si raccorda a tutta la composizione recente che si è concentrata sulle zone fisiche degli strumenti.
In mezzo a queste traiettorie musicali, la compositrice di Chiaravalle Centrale (prov. Catanzaro), allieva di Gabriele Manca ed Ivan Fedele, capitalizza benissimo i suoi numerosi masterclass e la sua esperienza internazionale: ella si inserisce con una sua idea gestuale e coreografica, che è naturalmente protesa alla sovversione delle aspettative; in Sonata Magnetica, il girarsi sul posto dei musicisti per accedere alla partitura alle loro spalle, il "passo" militare che si inquadra nell'allestimento di suoni e gesti dei quattro musicisti, nonché il sincronismo studiato ad hoc per ricavare sonicità (merito anche di una buonissima amplificazione del palco), non sono repellenti all'estetica della buona musica, ma anzi la valorizzano in maniera perfetta; qualcosa di simile succede anche in Ayre 20, un pezzo per clarinetto in cui la Treccozzi ha sperimentato con una vera e propria struttura musicale alcune parti fisiche dello strumento o alcune modalità del suonare:
" ..in Ayre (for clarinet in Bb) I experiment with different types of murmurs and sounds that can be produced by the movement of instrument or the body of the instrumentalist. Blowing in every hole like a pan flute, creating various effects of breath in the thumb hole and working with effects without the mouthpiece: tongue ram, vowels articulation etc..Alongside these, key clicks, smack effects, percussive attacks that will stretch puffs in building and testing the sound of the piece...." (dalle note di presentazione della compositrice in calce).
Ciò che contraddistingue questa meravigliosa promessa della musica è l'aver capito benissimo quali sono le azioni musicali che provocono i controcircuiti emotivi: si può trattare di particolari gesti legati ai suoni, della sapienza di saper costruire tessiture inarmoniche con un proprio grado di ritmicità, dimensioni che, pur essendo diffuse nel mondo contemporaneo, non sempre riescono a scavalcare il muro dell'incomprensione, quel muro che si alza quando si ha a che fare con suoni detronizzati del loro impianto armonico o melodico.
Il mio consiglio è di cominciare a fare la sua conoscenza anche attraverso il resto della composizione, che può essere reperito facilmente sul suo sito internet (vai qui); da parte mia, la sua Sonata magnetica era già finita nel mio best del 2018.