Enomisossab: O'er the land of the freaks


Un disgustoso romanzo di Bret Easton Ellis è l'ispirazione iniziale di O'er the land of the freaks, ultimo lavoro di Enomisossab, pseudonimo artistico di Simone Basso. Cantante con una timbrica speciale, tra Demetrio Stratos e un cantante operistico, Basso si è concentrato sulla sperimentazione vocale in un ambiente pop/rock, tenendo sempre alta la guardia degli argomenti trattati. In O'er the land of the freaks si compie una critica alla società post-moderna, restando musicalmente all'interno di essa: se è vero che il romanzo di Easton Ellis è un veicolo per affondare velleità e colpe che provengono dal mondo statunitense, è anche vero che l'ampiezza delle indicazioni politiche di Basso non esclude affatto l'Europa e il mondo occidentale; questo consente di esplicare un'originale passerella sulle storture subdolamente imposte dalla finanza americana, che si tramutano in comportamenti ed atteggiamenti. Le nove canzoni proiettano dunque un cd con sonorità anni settanta/ottanta, un'età dalle caratteristiche ben delineate, che Enomisossab conosce bene, e che condivide con il chitarrista Fabrizio Naniz Barale: si attinge dall'entrata in pompa magna dei sintetizzatori, dal dark musicalmente affascinante delle chitarre gotiche alla Sister of Mercy, dal glam di David Bowie, dalla propensione verbale prog e dai Litfiba, dalle melodie occulte alla Echo & The Bunnymen, dall'ambiente ritmico dei Talking Heads e persino dal Gainsbourg di Love on the beat
Ne deriva, dunque, che l'asfittico mondo del rock subisce qui una schiarita, soprattutto nella prima parte che contempla brani perfettamente calibrati nei suoni e nelle intensità melodiche: difficile riconoscere in un altro cantante lo stile vocale di Basso, che gioca con gli omaggi e la realtà, ed insinua con i suoi testi di riformare una coscienza perduta: pezzi come la tensiva e lugubre Patrick Says, Yes logo o Dio sta in una moneta potrebbero stare tranquillamente in un best allargato dei migliori titoli italiani rock di sempre, solo se l'audiance capisse da che parte stare.

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