Retrospettiva: The Psychedelic Years - Le Stelle di Mario Schifano (1967-1968)

 

Siamo nel 1967. "Un branco di pazzi rompe le fila e li voglio ricordare perché nessuno li ha più in mente: si chiamavano Le Stelle di Mario Schifano, un album quasi in incognito per una sottocasa discografica, e poi immediatamente la morte. Eppure qualcosa c'era, un collage informale, il primo trip a lunga gittata della stria musicale pseudopop italiana. Tempi per profeti. Ma nessuno si alza ad inveire. I canali informativi tacciono: c'è Bandiera Gialla, cosa vogliamo di più? Abbiamo il R&B e gli artisti della Tamla Motown, il suono dell'America giovane e i Rokes e L'Equipe che vanno a Sanremo. Che cos'altro dobbiamo attenderci?" Questo scriveva Riccardo Bertoncelli, giornalista e critico musicale sicuramente poco tenero nei concfronti dei gruppi italiani, nel 1973 sul suo "Pop Story - Suite per consumismo. pazzia e contraddizioni" a proposito delle Stelle di Mario Schifano. Su questo gruppo entrato di diritto nella leggenda della musica psichedelica italiana, si potrebbe scrivere un tomo di almeno un centinaio di pagine. Senza esagerare, cerchiamo di rendere loro omaggio, proponendo la discografia completa, seppur molto, ma molto scarna. Premetto subito che le informazioni sotto riportate provengono da varie fonti, in modo particolare da Wikipedia, per la parte più generalista dedicata alla genesi del gruppo (peraltro molto dettagliata) e da Italian Prog di Augusto Croce per la parete più propriamente musicale. Di seguito potrete ascoltare l'intero album "Dedicato a..." del 1967, il singolo del 1968, nonché il 45 giri registrato da Nello Marini sempre nel 1968. E qui si decolla...


Le Stelle furono il primo gruppo italiano a rompere completamente gli schemi musicali, inserendosi in quel filone della nascente psichedelia e affiancandosi, seppur in sedicesimi, ai celebri Velvet Underground di Andy Warhol, in piena attività sull'altra sponda dell'oceano. Le analogie tra i due gruppi, a parte la celebrità dei Velvet con un percorso musicale decisamente più robusto, non sono poche ad iniziare dall'essere "sponsorizzati" da u pittore-artista. Da un lato Andy Warhol, dall'altro Mario Schifano, all'epoca entrambi ai vertici della loro vena artistica. 

LA GENESI : DAL BEAT ALLA PSICHEDELIA
"Il gruppo nasce dall'incontro del veneto Giandomenico Crescentini, ex bassista dei New Dada, con il chitarrista romano Urbano Orlandi. I due coinvolgono nel progetto l'ex tastierista dei Wretched, il veneto Nello Marini, e il batterista alessandrino Sergio Cerra. Stabilitisi a Roma, dove iniziano a provare e a suonare le loro canzoni, conoscono Mario Schifano tramite Ettore Rosboch, amico d'infanzia di Orlandi. Schifano, allora impegnato nella sperimentazione di linguaggi e discipline diverse, inizia una collaborazione diventando a tutti gli effetti, assieme ad Ettore Rosboch, parte integrante del gruppo che assunse il nome "Le Stelle di Mario Schifano", in riferimento alle figure astrali che il pittore ritraeva nei modi più strani, soprattutto su lastre di vetro e metallo (e di cui una copia si può vedere sulla copertina dell'album del gruppo).

Mario Schifano 1 e 2


Con questo nome tengono un concerto a settembre del 1967 al Teatro di via Belsiana a Roma, allora sede della compagnia teatrale Porcospino di Dacia Maraini: è un vero e proprio evento per l'avanguardia artistica italiana e lo spettacolo è completato dalla proiezione del film di Schifano "Anna Carini in agosto vista dalle farfalle", proiettato sui musicisti mentre suonano (all'interno dell'LP vi è una foto scattata dal fotografo Manfredi Bellati in tale occasione). Mario Schifano e Ettore Rosboch, che nei loro viaggi fra Londra e New York erano entrati in contatto con importanti realtà, della pop art e della scena musicale internazionale, che andavano dalla Factory di Andy Warhol ai Rolling Stones, spinsero il gruppo, ancora radicato su sonorità beat, verso territori più sperimentali e psichedelici costruendo un concerto basato sull'improvvisazione". Di seguito gli scatti del concerto.





Mentre Schifano organizza la rappresentazione successiva (programmata per dicembre al Piper Club), i musicisti si recano a suonare a Torino, al Piperla di via XX Settembre dove riscuotono molto successo. Il Piperla era un locale alternativo torinese aperto dall'architetto Pietro Derossi ed era per la città subalpina quello che il Piper Club era per Roma. Si esibivano quotidianamente gruppi beat provenienti da tutta Italia, i Primitives dell'allora sconosciuto Mal, gruppi teatrali e le prime apparizioni pubbliche di quelli che sarebbero stati i protagonisti dell'Arte Povera. In quei giorni della tappa sotto la Mole il gruppo entra in sala d'incisione, agli studi "Fono Folk Stereostudio" di Happy Ruggiero, dove per la BDS (sigla per Ballabili di Successo), (casa discografica milanese distribuita dalla Ariston Records) incide il suo unico album, intitolato "Dedicato a...". Con questo disco il gruppo segna una tappa importante per l'evoluzione della scena underground italiana e della musica psichedelica internazionale" (fonte Wikipedia". 


Le Stelle di Maro Schifano - Dedicato a... (1967)


TRACKLIST:

Lato A
01. Le ultime parole di Brandimante, dall'Orlando Furioso, ospite Peter Hartman e fine (da ascoltarsi con tv accesa, senza volume) - 17:40

Lato B
02. Molto alto - 3:14
03. Susan Song - 3:48
04. E dopo - 2:14
05. Intervallo - 2:37
06. Molto lontano (a colori) - 2:50


FORMAZIONE

Nello Marini - voce, tastiere
Urbano Orlandi - voce, chitarra
Giandomenico Crescentini - voce, basso
Sergio Cerra - batteria

Musicisti addizionali
Peter Hartman - pianoforte
Ettore Rosboch - pianoforte
Antonio Mario Semolini - flauto
Paul Thek - tamburello
Francesca Camerana - voce, chitarra


Sicuramente in Italia nessuno suonava questo genere di musica, fatta eccezione per i Chetro & Co,, autori purtroppo di un solo singolo (già protagonisti di un post sulla Stratosfera). 
"Al disco collaborano anche altri musicisti, come il pittore Peter Hartman al pianoforte, Ettore Rosboch anche lui al piano, Antonio Mario Semolini (oggi affermato orchestrale Rai, nonché celebre flautista e docente al Conservatorio di Torino) al flauto, Paul Thek al tamburello e la nobildonna Francesca Camerana (una delle prime freak torinesi, per anni commessa in un noto negozio di dischi della città) ai cori. Schifano ha curato completamente la veste grafica del disco, con copertina argentata e interno sfogliabile con foto del gruppo ritoccate dall'artista. 



Nel 1967 il disco fu stampato in due versioni, una in vinile rosso in pochissimi esemplari ( forse 50) e un'altra in vinile nero in 500 esemplari. Le scarse vendite di questo disco lo hanno reso nel tempo uno dei più ricercati dai collezionisti, specialmente quello rosso. Augusto Croce, su "Italian Prog", è molto preciso al riguardo: "Si tratta di un album estremamente raro, stampato in una tiratura molto ristretta di circa 500/1000 copie, le prime 50 delle quali (si dice 50 copie, ma probabilmente di più) erano in vinile rosso. La copertina è apribile con un libretto di 8 pagine incollato all'interno. Molte di queste copie contenevano un piccolo tagliando in carta (cm 2,5 x 3) con la scritta "in caso di reclamo, unire il presente talloncino", un numero e la data "30-10-67", del genere usato all'epoca in molti prodotti industriali. Il numero riportato sul talloncino potrebbe essere il codice della persona responsabile del confezionamento, ma non è escluso che possa indicare il numero della singola copia prodotta.


LP con tagliando pe reclami (da Italian Prog)

La ristampa Akarma riproduce fedelmente l'originale e, come quello, anche questa è uscita in una prima serie limitata (250 copie numerate) in vinile rosso autografate dal bassista Crescentini. Un piccolo numero di copie sono anche uscite in versione picture disc. Questa edizione è stato ristampata due volte, nel 2011 e nel 2013, entrambe con il libretto interno staccato e non incollato come nella prima.
Una nuova ristampa in vinile rosso violaceo trasparente è stata pubblicata dalla AMS nel 2022. Il disco è stato ristampato in CD nel 2010 dall'etichetta inglese Relics (REL3015CD) con grafica leggermente diversa e il titolo abbreviato in Dedicato. L'etichetta russa Audio Clarity ha stampato nel 2020 un edizione in LP dell'album con copertina apribile, cat.ACL0039, in vinile sia nero che rosso".
Di seguito alcune copertine utilizzate per le ristampe.




I BRANI

Le ultime parole di Brandimante, dall'Orlando Furioso, ospite Peter Hartman e fine (da ascoltarsi con tv accesa, senza volume), che occupa tutto il lato A, è uno dei brani più sperimentali dell'intera produzione musicale italiana. Inizia con un dialogo in inglese (presumibilmente una delle voci è di Peter Hartman) e continua con alcune rullate di batteria che sfumano su una chitarra che fa da sottofondo ad una melodia quasi medievaleggiante, cantata da Francesca Camerana con testi in latino. Con l'ingresso dell'organo l'atmosfera cambia, divenendo sperimentale e visionaria. Segue, intorno all'ottavo minuto, un assolo di chitarra elettrica con influssi blues; l'atmosfera cambia ancora, divenendo sempre più sperimentale ed evidenziando come i musicisti avessero ascoltato l'avanguardia e le sperimentazioni di John Cage, specialmente per il finale. Julian Cope nel suo blog Head Hermitage, sottolinea come, se nel biennio '66-'67 era evidente la tendenza di alcuni gruppi a comporre brani che trascendessero nella forma e nella durata il classico brano alla Tin Pan Alley, è anche vero che tali brani occupavano perlopiù posizioni di secondo piano, relegati spesso in posizioni marginali nella struttura dell'album. Sempre secondo Cope, "Ettore Rosboch e Mario Schifano decisero sfacciatamente che se volevano dare l'idea di essersi spinti più in là di qualunque altro, non si potevano permettere di nascondere il loro capolavoro sul secondo lato. No, questo figlio di puttana sarebbe diventato la loro dichiarazione d'apertura"


Molto alto è un brano psichedelico dominato da un ritmo ossessivo, ripetitivo e straniante della batteria e del basso e da una chitarra lancinane, con poche note eseguite a lungo: dopo una breve pausa, il brano riprende con il ritmo iniziale. Il testo pare descrivere una danza tribale ("...mentre noi danziamo attorno al nostro fuoco...).
Susan Song è la canzone che ricorda in maniera più evidente le delicate ballate dei Velvet Underground (alla Femme fatale), con una chitarra arpeggiata all'inizio, un fondo di organo, un pianoforte ed una voce che ricorda a volte quella di Nico. Alla melodia si aggiunge il flauto di pan suonato da Semolini, mentre il testo è una tipica canzone d'amore.
E dopo è un brano con frequenti cambi d'atmosfera, ma sempre con la base ritmica in evidenza.
Intervallo lascia ampi spazi all'improvvisazione degli strumenti, mentre le voci non sono percepibili, e le parole diventano un suono incomprensibile.
Molto lontano (a colori), tipicamente psichedelico, con sonorità create dall'organo e dal flauto che ricordano i primi Pink Floyd. Il brano è stato inserito nel 1988 nella compilation "Oracolo", curata da Giulio Tedeschi e pubblicata dalla Toast Records.


DAL GRANDE ANGOLO ALL'EPILOGO

"Tornati a Roma, la sera del 28 dicembre Le Stelle si esibiscono finalmente al Piper, nello spettacolo organizzato da Schifano, che si intitola "Grande angolo, sogni e stelle" e che vede, oltre alla loro, l'esibizione di Shawn Phillips e, direttamente dalla Factory di Andy Warhol, di Gerard Malanga. In contemporanea alla musica vengono proiettati su quattro grandi schermi panoramici alcuni filmati girati fra i guerriglieri vietnamiti, spezzoni di western con Tom Mix e di film girati personalmente da Schifano. Nel 1968 il gruppo incide ancora un 45 giri pubblicato dalla CBS. In seguito, a causa dello scemato interesse di Schifano verso la collaborazione con il gruppo e delle aspirazioni da solista di Nello Marini (che infatti alla fine dell'anno inciderà da solista un 45 giri), il gruppo si scioglie.

Le Stelle di Mario Schifano - Singolo (1968)


TRACKLIST:

01. E il mondo va (lato A)
02. Su una strada (lato B)


Il canto del cigno per Le Stelle di Mario Schifano. Si tratta del 45 giri pubblicato nel 1968 che non ha nulla di straordinario e si discosta di molto dalle sonorità del 33 giri. Più interessante il lato A, con un brano dal ritmo incalzante, sostenuto dall'organo di Nello Marini. Assolutamente banale il lato B. 

DOPO LE STELLE

Ancora Augusto Croce ci ricorda il "dopo Le e Stelle": "Nello Marini, dopo l'incisione di un 45 giri da solista pubblicato sul finire del 1968 (con le canzoni L'amore è il mio mestiere e Il mio amore per te), entrerà poi nei Venetian Power, con i quali inciderà nel 1971 l'album The Arid Land per la CBS, e continuerà a suonare in Veneto, pubblicando nel 1993 un disco autoprodotto, Artista, insieme al sassofonista Carlo Ponara.

Nello Marini - Singolo (1968)


TRACKLIST:

01. L'amore è il mio mestieri
02. Il mio amore per te


Come si può già evincere dai titoli, si tratta di due canzoni d'amore, genere easy listening ,un po' melensi. Marini scelse la via della canzone commerciale, ma senza successo. Da lì a breve sparirà dalle scene per ritornare solo nel 1993 con l'album sopracitato da Augusto Croce. 
Siamo oramai alla fine di questa lunga retrospettiva dedicata ad uno dei gruppi cult non solo della psichedelia ma dell'intera musica pop italiana. Di loro si parla molto sul web e le opinioni sono tutte concordi nel  definirli dei veri e propri innovatori, purtroppo con una vita artistica troppo breve. Tra i diversi articoli vi invito a leggervi quello pubblicato su "Rock It" che troverete qui. E' giusto ricordare che Le Stelle furono già oggetto di un post nel 2011 (link oggi inattivi), ma in questa occasione ho voluto riprendere la loro vita artistica, cercando di assemblare storia e analisi del disco. Mi auguro che questo lavoro sia di vostro gradimento. Abbiamo parlato tanto di Mario Schifano: ebbene, vi lascio proponendovi due sue opere che mi sono particolarmente piaciute. Buon ascolto.



LINK Le Stelle - Dedicato a (1967)
LINK Le Stelle - singolo (1968)
LINK Nello Marini - singolo (1968)

Post by George

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