Premessa del Capitan - Torna ad allietare la stratosfera il nostro caro amico Giudas, lo scopritore ufficiale di talenti del blog (o "riscopritore", come in questo caso). Nel ringraziarlo di cuore per l'ottimo lavoro di ricerca effettuato anche stavolta, colgo l'occasione per salutare calorosamente tutti gli affezionati del nostro blog, in particolar modo l'eroico George che ha permesso alla stratosfera di sorpassare l'ultimo anno. Spero di tornare vicino al massimo splendore passato e di superare le difficoltà che hanno reso quest'ultimo anno il più difficile di tutta la mia esistenza. Saluto di cuore anche Frank-One augurandogli le miglior cose possibili e mi scuso con voi tutti per aver fatto un uso privato del blog in questa mia pur breve introduzione. Senza ulteriori indugi lascio la parola a Giudas ed al suo interessantissimo excursus sulla band oggetto del post. Captain
All’interno del mio studio professionale, piuttosto peculiare in quanto vasto e su più livelli, ha sede da anni una sala di registrazione gestita da alcuni amici, ai quali ho fatto richiesta di mettermi in contatto con gruppi del passato più o meno sconosciuti ma che avessero prodotto musica propria. E così mi sono ritrovato tra le mani una serie di informazioni che sto esaminando con cura. Una di queste mi ha condotto da Paolo Ormas, il batterista di un oramai scomparso gruppo musicale della mia città. Paolo Ormas è stato fin troppo gentile e mi ha fornito tutto il materiale e le informazioni che qui vi presento.
Nel 2002, con altri musicisti, aveva fondato un gruppo, gli ORIENT EXPRESS che contava in tutto quattro persone, tutte di Barletta. Seguendo l’esempio di altri artisti hanno assunto ciascuno un nome d’arte, e pertanto la formazione era così costituita:
Wito = basso e voce (Vito Digiovanni)
Pablo = batteria (Paolo Ormas)
Gg = chitarra (Gigi Doronzo)
Blondy = sintetizzatore (Pasquale Giannini)
Se l’ispirazione dei nomi d’arte dei primi appare piuttosto evidente, quella dell’ultimo rimarrà per sempre un mistero. Neanche Paolo Ormas lo sa. E non vale osservare il colore dei capelli, perché non è neanche biondo …
Appena costituitisi realizzano del materiale che confluisce su una modesta demo,. Giusto un qualcosa da mandare in giro per farsi conoscere. Molto curiosa, tra i cinque brani della demo stessa, una versione veramente minimale di un brano dei Led Zeppelin (“No Quarter”). Andatevi ad ascoltare l’originale e sembrerà di abitare due pianeti diversi, tanto è ricca la versione zeppeliniana quanto volutamente scarna quella degli Orient Express. Ma tanto basta a tradire i loro gusti e la loro provenienza musicale.
“Orient Express - demo” - 2002
01 – Waiting for the perfect woman (5’ 32”)
02 – Master of mind (3’ 52”)
03 – Oriental eyes (2’ 46’’)
04 – Give to me (5’ 36’’)
05 – No quarter (cover Led Zeppelin) (5’ 26’’)
Fanno alcuni anni di gavetta, nei quali hanno fatto da spalla a tanti artisti italiani, anche di grosso calibro, e si decidono a registrare il loro debutto discografico vero e proprio. Ed è così che nel 2007 esce il cd “Illusion”. La copertina si tuffa direttamente nelle atmosfere grafiche degli anni 60 e mi è sembrata una genialata del grafico l’aver descritto il titolo dell’album attraverso il sorriso (si fa per dire …) della faccia stilizzata. Andare a vedere la copertina per credere.
Ho fatto un giro in rete per vedere qualche recensione di questo album ed ho trovato praticamente una certa unanimità di critiche, che vedevano colpito soprattutto il cantante ed un certo approccio musicale non opportunamente approfondito. Quando mi sono deciso ad ascoltare il materiale senza alcun pregiudizio l’ho trovato per tanti versi piacevole.
Cercherò di spiegare. Il primo impatto mi ha trasferito una botta tremenda di nostalgia – mi sembrava di sentire quel suono cupo, aggressivo e pulito dei Van Der Graaf – eppure la musica degli Orient Express è stata definita “psychedelic dark rock”, qualunque cosa ciò significhi. Alla fine ho capito che, più che un disco metal – impressione che si potrebbe avere al primo impatto – siamo davanti ad una ricerca musicale minimalista. In pratica è stato scientemente tolto tutto ciò che potesse apparire superfluo, come effetti, filtri sonori, distorsioni, lasciando ogni strumento con un suono estremamente pulito – minimale per l’appunto - penso a come sarà impazzito il fonico di studio per mixare il tutto con questo obiettivo. Ciò significa che hai la necessità di ascoltarlo con calma per apprezzare tutte le emozioni profonde che è in grado di trasmettere – un ascolto superficiale sarebbe inteso solo come rumore di fondo – peraltro restano tante e diverse ingenuità da attribuire più che altro alla giovane esperienza compositiva. Anche le linee melodiche sono ardue – sembra che ce la mettano tutta per rendere ogni singolo brano difficile da ascoltare – certamente non hanno scelto le strade più facili.
Ho avuto molte perplessità prima di proporlo alla Stratosfera, trattandosi di un genere abbastanza lontano dai miei gusti, che sono principalmente prog. Abituato al barocchismo musicale stratificato, mi suonava strana l’essenzialità del lavoro, che comunque mi piaceva, vai a capire perché. Ma forte del principio che “quello che non piace a me e a te può piacere ad un altro” mi sono deciso a girarvelo. Ho le spalle forti e sono pronto a capo chino ad accettare qualunque critica.
I testi sono tutti in inglese, scelta non sempre condivisibile ma comunque tanto ma tanto comune nelle giovani band negli ultimi venti anni almeno. Il buon Paolo Ormas mi ha detto che i testi (quasi tutti suoi) esprimono quello che all’epoca erano le loro paure: di fatto l’intero lavoro ha un filo conduttore che riguarda la crescita, i timori, le delusioni e le illusioni di ogni giovane. La parte musicale è invece frutto di un lavoro corale (termine che, visto il minimalismo dell’opera, suona effettivamente un po’ ironico …). Quando ho fatto presente ad Ormas la mia impressione che i testi in inglese (di fatto incomprensibili per l’italiano medio) uniti all’uso di nomi artefatti indicasse in sostanza un volersi nascondere - quasi che si avesse paura del giudizio altrui – è rimasto qualche secondo in silenzio e poi ha ammesso che era probabilmente vero. Il che mi ha ulteriormente convinto che ancora oggi molti gruppi che si affacciano alla ribalta soffrano delle stesse paure.
Il lavoro si compone di dieci brani strutturati in modo pressochè uniforme.
I testi sono tutti in inglese, scelta non sempre condivisibile ma comunque tanto ma tanto comune nelle giovani band negli ultimi venti anni almeno. Il buon Paolo Ormas mi ha detto che i testi (quasi tutti suoi) esprimono quello che all’epoca erano le loro paure: di fatto l’intero lavoro ha un filo conduttore che riguarda la crescita, i timori, le delusioni e le illusioni di ogni giovane. La parte musicale è invece frutto di un lavoro corale (termine che, visto il minimalismo dell’opera, suona effettivamente un po’ ironico …). Quando ho fatto presente ad Ormas la mia impressione che i testi in inglese (di fatto incomprensibili per l’italiano medio) uniti all’uso di nomi artefatti indicasse in sostanza un volersi nascondere - quasi che si avesse paura del giudizio altrui – è rimasto qualche secondo in silenzio e poi ha ammesso che era probabilmente vero. Il che mi ha ulteriormente convinto che ancora oggi molti gruppi che si affacciano alla ribalta soffrano delle stesse paure.
Il lavoro si compone di dieci brani strutturati in modo pressochè uniforme.
“Illusion” - 2007
01 – Eternal Child (6’ 33”)
02 – Madness (3’ 57”)
03 – Illusion (6’ 08’’)
04 – Prison Head (3’ 56’’)
05 – Rats Know (6’ 37’’)
06 – Ten Drops (4’ 02’’)
07 – First Dawn (4’ 09’’)
08 – Hidden Man (5’ 50’’)
09 – Today (5’ 15”)
10 – Euphoria (8’ 21”)
Il tutto è stato realizzato da giovani che all’epoca avevano un’età compresa tra 20 e 30 anni circa. Due anni dopo, nel 2009, hanno realizzato un EP, contenente soli tre brani, dei quali i primi due sono lo stesso pezzo in due versioni differenti
“Ten drops” – EP - 2009
01 – Ten Drops (4’ 25”)
02 – Ten Drops (acoustic) (4’ 04”)
03 – Faith (8’ 34’’)
Come quasi sempre capita in questi casi il gruppo muore o per dissidi interni o per l’arrivo delle necessità lavorative. In questo caso è valida la seconda ipotesi ed oggi i componenti del gruppo lavorano in vari campi. Vito Digiovanni e Gigi Doronzo, ognuno per proprio conto, sono fonici e gestiscono diverse attività teatrali; Paolo Ormas ha un’agenzia di viaggi ma continua ancora a suonare attivamente (in tre gruppi diversi !!! – sto acquisendo il materiale); Pasquale Digiovanni è funzionario di banca.
C’è una bella storia che li ha visti protagonisti.
Avendo partecipato a diversi concorsi musicali furono notati da un manager che propose loro di partecipare ad un Festival dedicato a Rino Gaetano e che si sarebbe tenuto a Crotone, sua città natale, a patto però di proporre un brano in italiano. Vi parteciparono adattando in italiano uno dei brani di “Illusion”, ma soprattutto diventarono molto amici della sorella di Rino Gaetano, che ancora oggi corrisponde con loro. Probabilmente esiste da qualche parte, in qualche cartone di cianfrusaglie, una registrazione dell’evento, ma non siamo riusciti a venirne a capo.
Tra le altre cose, vinsero le semifinali regionali, a Brindisi, del iTIM Tour, organizzato da TIM e Rock TV, confluendo nella finale di Milano e girando poi con il Rock TV Tour.
Cercavo roba inedita ed ho trovato qualcosa di edito, ma talmente sconosciuto ai più che ho pensato fosse un atto doveroso quello di renderlo fruibile a chi ne fosse anche solo minimamente interessato. Fatemi sapere, con i vostri commenti, se questo genere musicale così “di nicchia” può essere ancora di vostro interesse sulla Stratosfera, o se sia bene fermarci qui, in modo da regolarmi di conseguenza in futuro, ove dovessi avere notizia di altri gruppi simili. Un abbraccio musicale. Giudas
LINK All Works
Post by Captain, all the rest by Giudas