Suoni della contemporaneità italiana: Scelsi, San Teodoro e il quartetto di Uli Fussenegger

Chi si è recato a visitare l'abitazione di Giacinto Scelsi a Roma, nella fatidica via Teodoro 8, potrà certamente convenire sul fatto che il brevissimo soggiorno è in grado di suscitare una sorta di vibrazione "storica", qualcosa che mette insieme il peso del tempo passato e una carica misteriosa, che si avverte soprattutto nel silenzio. Questa circostanza, che può farvi venire la pelle d'oca, si avverte frequentando le abitazioni dei principali compositori che hanno costellato il cammino temporale della musica (pensate alla casa natale di Mozart a Salisburgo, ad esempio).
Nel bel mezzo della misticità creata dalla sua casa romana, è possibile anche immaginare la segreta ed incompresa sperimentazione che Scelsi compiva regolarmente nelle sue giornate/nottate per inquadrare gli effetti emotivi del suono: servendosi di una ondiola, ossia una tastiera di tre ottave dotata di filtri di variazione ed amplificazione, in grado di sistemarsi come un vano sotto il pianoforte, Scelsi poneva in essere una ricerca incredibile sul suono, inteso come entità autonoma dal comporre; registrava su nastro linee musicali sostenute più volte e con diverse modalità e in tal modo forniva l'atto preparatorio della successiva partitura, indispensabile e necessario punto di incontro per gli esecutori, poco avvezzi in quegli anni a suonare senza partitura. 
Tutta questa mole di lavoro profusa da Scelsi è ancora oggi oggetto di studio, un archivio tenuto dalla Fondazione Isabella Scelsi, che ha digitalizzato tutti i nastri e li ha messi a disposizione di ricercatori, compositori e musicisti solo su loro espressa richiesta: grazie a loro si ha un'arma in più per ridefinire la grandezza del compositore (Scelsi deve considerarsi un precursore di molte discipline musicali che hanno a che fare con lo spettro del suono) ed ottenere nuove informazioni dalla musica. Proprio basandosi su questi documenti sonori, nel 2014 venne organizzato un Festival a più tappe (tra Witten, Albeburgh, Darmstadt, Oslo e Bolzano) con la collaborazione della Fondazione, dal titolo Giacinto Scelsi Revisited, in cui si affidò ad alcuni compositori e alla Klangforum Wien il compito di celebrare il compositore, fornendo un fenomenale summit sulla musica di Scelsi, con l'aggiunta di dibattiti, presentazioni di documenti e tavole rotonde musicologiche; gente come Haas, Murail, Berstad ed altri si preoccuparono di donare lustro all'attività di Scelsi traendo ispirazione proprio dall'enigmaticità dei suoi nastri. Inutile dire che quelle nuove composizioni in omaggio a Scelsi sono diventate il più aggiornato viatico sulle prospettive aperte dalla musica dello spezzino.
Uli Fussenegger è il contrabbassista della Klangforum, un musicista che non ha mai nascosto il suo interesse per Scelsi. Nell'ambito del Giacinto Scelsi Revisited, anche Fussenegger volle imbastire un'ulteriore idea strumentale, che è diventata oggetto di San Teodoro 8, cd appena pubblicato dalla Kairos R. Quattro strumenti scelti sulla base dell'accordo timbrico che essi devono possedere in relazione ad un drone di un nastro di Scelsi: oltre a Fussenegger al contrabbasso, Ernesto Molinari al clarinetto contrabbasso, Mike Svoboda al trombone e Martin Siewert alla chitarra elettrica. I quattro si producono in una suite di circa 46 minuti, in cui da una parte si cerca di seguire l'insegnamento di Scelsi quanto ad emersione di armonici, tremoli o transizioni di note senza spezzature, dall'altra si lascia agli esecutori un buon grado di improvvisazione nel raggiungere l'obiettivo di un conglomerato di suono; l'ondiola viene sovvrapposta agli strumenti che reagiscono con un timbro specifico, totalmente ameno alla convenzionalità a cui siamo abituati ad ascoltarli, ed inseguono per tutto il tempo e con velocità infinitamente variabili l'incandescenza del tema musicale. Si ripropone il viaggio sonico, un'esperienza sonora da vivere nei suoi dettagli e che irrimediabilmente si aggancia al suono "sferico". 
Quando si entra nei territori scelsiani la partita della composizione sposta il suo baricentro su altri parametri, come paventa Fussenegger nei suoi ragionamenti, diventa essenziale il lavoro che viene fatto su densità, massa del suono, numero di eventi per unità di tempo; Haas nelle note della sua Introduktion und transsonation (composizione che utilizza anch'essa la genesi del nastro) fa capire che la tecnica del comporre attraverso l'ondiola è stato un metodo preventivo, perfettamente equivalente alla procedura dello scrivere note su righi e spazi. 


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