TRACKLIST:
01. Marco Schiavoni - Tema dell'aria 5:31
02. Nicola Alesini - Anínas 4:33
03. Dissòi Lògoi (Ensemble Tages) - Amptruabat/Redamptruabat 12:55
04. Mauro Palmas - Tyrrhenica "Nodas" 4:04
05. Consoli-Leopizzi Trio - 24 novembre 4:37
06. Marco Schiavoni - Il piccolo Tagète 2:36
07. Ensemble Galilei - Le gagliarde 2:53
08. Marco Schiavoni - ...Venivano da Oriente 7:12
09. Paolo Modugno - Maggi's Cave 7:11
Uno tra i dischi più belli e misconosciuti nel panorama della musica etnica, pubblicato nel 1998 e - da come scrive Marco Osel (che ringraziamo per l'invio dei file) - "uscito come allegato-omaggio ad una rivista". Il sotto titolo ricorda che le nove tracce appartengono "ai migliori gruppi di musica etnica del Festival di Tarquinia". Ovviamente di questo "festival" non vi è traccia. Altra cosa è il "Festival della Complessità", nato nel 2010. Ma qui siamo su altri campi culturali.
Bene, tutto ciò detto, il mistero pervade questo CD compilation, sponsorizzato tra gli altri (vedi loghi sulla back cover) dalla Città di Tarquinia e dalla locale Università Agraria. Se avete informazioni aggiuntive sappiate che sono ben accette.
Tutti i brani sono di rara bellezza ed è sicuramente apprezzabile lo sforzo creativo nel cercare di riprodurre suoni dal sapore antico, risalenti nientemeno alla antica civiltà etrusca collocata tra il IX e il I secolo a.C. nella terra di Etruria (Toscana. Umbria, Lazio, parte della Lombardia, del Veneto e della Campania). La musica era una presenza forte in questa civiltà. Ma cosa suonavano gli Etruschi durante la giornata? Molti strumenti, alcuni dei quali largamente utilizzati ancora oggi.
Un primo strumento era il flauto, molto usato anche come mezzo per la caccia: secondo alcuni scritti, infatti, gli Etruschi usavano il suono dei flauti per attirare gli animali fuori dalle loro tane per poi catturarli con l’ausilio di cani e reti. Durante i banchetti, invece, non era raro ascoltare il suono delle trombe, con cui si dava il ritmo ai danzatori. Ma tra gli strumenti che forse più gli Etruschi suonavano di più vi era l’aulos, un tipo di flauto inventato da loro stessi, formato in realtà da due flauti uniti e che produceva un suono simile a quello della cornamusa. Arricchivano il panorama i crotali, formati da pezzi di legno tenuti insieme da un anello che gli Etruschi suonavano come oggi si fa con le nacchere. Gli strumenti a corda, oggi dominanti nella musica etnica, erano allora sconosciuti. A questo punto fate serenamente un viaggio a Tarquinia e nel resto dell'Etruria. Ne vale veramente la pena: tombe, affreschi e meravigliosi spazi aperti sono a vostra disposizione.
Siamo alle conclusioni: ogni musicista o gruppo presente nella compilation meriterebbe un discorso a sé. Alcuni di essi vantano una copiosa discografia, Alcuni sono conosciuti, altri un po'meno. Non è escluso che prima o poi dedicheremo questi spazi ad alcuni di essi. Per il momento gustatevi questa delizia. Grazie ancora ad Osel per il pregevole regalo.
Buon ascolto.
Post & words by George - Music by Osel